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Abile giureconsulto toscano, egli si è di buon ora dedicato al servizio della patria, adoperandosi nella propria sfera, e secondo i proprî mezzi, onde si potesse un giorno raggiunger la meta, che ogni buon italiano erasi prefisso.

L’ingegno e l’abilità che appartenevano in dose uguale al Mari, fecero sì che egli potesse rapidamente farsi conoscere favorevolmente nel proprio paese, e gli cattivarono l’amicizia e la stima ai tutti i più ragguardevoli personaggi di esso.

Quindi è che una volta cacciato di Toscana quel sovrano il quale voleva impedirne gli slanci irresistibili dell’amor patrio, il Mari fece parte dell’assemblea legislativa dello Stato risorto, e più tardi, quando l’annessione di esso, al novello regno italiano ebbe luogo, i proprî, concittadini lo elessero a rappresentante al Parlamento nazionale, ove il Mari, non ha tardato a darsi a conoscere per valente nella giurisprudenza non solo, ma anche nelle più importanti quistioni di economia e d’amministrazione.

È da deplorarsi, che le numerose occupazioni che troppo spesso lo ritengono lontano dalla Camera, gli impediscano di partecipare ai lavori di essa, come saprebbe e potrebbe. Ad ogni modo, molte delle più ragguardevoli leggi finanziarie e politiche, sono state prese in serio esame da esso, sia in seno alle commissioni di cui lo si era chiamato a far parte, sia nelle pubbliche discussioni.





È nato in Romagna, ed ha patito di buon’ora persecuzioni ed esiglio, per essersi adoperato più che energicamente, a voler restituire l’indipendenza alla patria.