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capaci di esercitare un’ascendente sulle masse, di mettersi alla loro testa e di guidarle ad utili e patriottiche imprese.

Così egli ha fatto nel 1860, quando Garibaldi sbarcò sul continente napoletano, ed in quella circostanza si è adoperato con molta efficacia ad ajutare la spedizione e ha potuto rendere effettivamente dei segnalati servigi dei quali non saprebbesi non tenergli conto.

Più tardi i suoi concittadini lo hanno eletto deputato, ed egli a quest’ora siede sui banchi dell’estrema sinistra colla quale vota costantemente.

Non crediamo, a vero dire, ch’egli sia molto utile nel disbrigo dei lavori che vengono affidati ai rappresentanti della nazione, nè che prenda gran parte alle discussioni che hanno luogo negli uffici; certo che nelle pubbliche discussioni fino a quest’ora non l’abbiamo mai udito a proferir verbo: nė di ciò gli facciamo rimprovero, che s’egli tace, non v’ha che troppi, e specialmente dal suo lato, che parlano.


deputato.


Si è compromesso di buon’ora agli occhi sospettosissimi della polizia borbonica, e per isfuggire alla prigione ha dovuto emigrare. Dopo avere errato alcun tempo si è recato in Algeria, ove ha dimorato fino al momento in cui il generale Garibaldi ha liberate le province napoletane dall’insopportabile giogo ond’erano oppresse.

I suoi concittadini, onde ricompensarlo delle pene e dei danni che il suo patriottismo gli aveva fatti soffrire, lo ha eletto deputato al Parlamento nazionale.

Egli assiste assai regolarmente alle sedute ma non l’abbiamo mai udito a chiedere la parola.