Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 3.pdf/197

Da Wikisource.

— 1047 —

formato jeri, tanto si attaglia all’esigenza delle circostanze presenti.

«I veri cattolici, pertanto, così si esprime il Torelli, coloro cui sta a cuore la religione devono desiderare che cessi la vera causa per cui ne viene si gran torto alla religione medesima; per cui questa religione che civilizzò l’ultima barbarie che peso sul l’Europa è sfigurata e trascinata nei conflitti politici, istrumento in mano di despoti, ai quali il capo stesso della Chiesa è obbligato di obbedire; e vi obbedisce contro la sua volontà come pontefice, ma col suo assenso come principe temporale. E chi non vede che tolta l’indipendenza immaginaria che ora le si attribuisce, ne verrebbe una indipendenza vera e reale. Non vi ha assolutamente nulla di singolare nell’ideare che il sommo pontefice sia riconosciuto pari in rango ai sovrani e quindi per la sua persona indipendente, anche senza uno stato od uno solo nominativo. Quando gli alleati vincitori nel 1814 assegnarono a Napoleone I l’isola d’Elba, creandolo sovrano, vollero mostrare che, quantunque nemico, lo riconoscevano si grande, da dovere rimanere pari in rango a loro, e veramente tale e tanta era l’altezza alla quale si era elevato quell’uomo, che l’idea di ridurlo un suddito aveva qual cosa perfino del ridicolo.

«Io non saprei dare un altro significato a quel fatto; ciò che si fece per Napoleone I per riguardo alla sua persona, si può fare per il papa, per riguardo all’altissima sua posizione e carica. Anch’io trovo che il papa non dee essere un suddito; ma per questo appunto non vorrei più vederlo uno schiavo dei suoi pretesi protettori; vorrei sottrarlo alla condizione attuale, umiliante per lui, dannosa per la religione, rovinosa per l’Italia. Un papa residente in Roma, principe, dipendente da nessuno, può riempire quelle giuste esigenze che reclama l’altissimo suo grado. Ciò non potrebbe convenire al certo alla gerarchia dominante che sta dietro a lui; ma quella si è appunto la cattiva pianta che bisogna svellere dalle radici».

Nè questo scritto fu il solo che il Torelli mettesse fuora all’oggetto di preparare ed attivare il movimento