Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/404

Da Wikisource.

— 268 —

staurazione pontificia, avvenuta nel 1849, fu prima arrestato e deportato nella fortezza d’Ancona, ore rimase non lungo tempo in mano degli Austriaci, che lo trattarono barbaramente; quindi dovette patire per cinque anni penosissima carcerazione, che le cure e l’affetto della contessa Caterina Paccaroni, egregia donna, cui si era unito poco tempo innanzi in matrimonio, gli resero meno dura, facendo sì che scorressero meno lunghi ed acerbi quei giunti di dolore.

Il Monti sostenne con dignità e rassegnazione tanta sventura confortandosi anche collo studio e colla speranza di un migliore avvenire. — I molti patimenti tuttavia, e la perdita della madre, pia donna, morta in quell’epoca di crepacuore, ne alteravano la salute.

Uscito di prigione nell’agosto del 1854, venne sempre perseguitato dalla polizia clericale, che gl’interdisse perfino di recarsi nelle circonvicine città, ove anche ragioni di domestici affari il chiamavano, dimodochè si può dire ei rimanesse tuttora cattivo nella città nativa.

Dovette quindi il Monti ridursi a vita affatto solitaria; ma quando il re Vittorio Emanuele II, inalberando il vessillo della redenzione italiana scese in Lombardia, e riuscì coll’ajuto del suo potente alleato di Francia a cacciare lo straniero da quelle contrade, il nostro protagonista non potè frenare la sua gioja, non potè trattenersi dal plaudire al fausto avvenimento.

La polizia clericale fu allora di nuovo sulle sue traccie e imprigionatolo, lo costrinse durante un mese ancora a restare nei di lei ceppi; e diciamo un sol mese, poichè la battaglia di Solferino produsse sovr’essa pure un tale sgomento che non osò insistere, per alcun tempo almeno, nei suoi atti arbitrarî — Uscito appena di prigione, il Monti pensò ad espatriare, senonchè le crescenti speranze di redenzione il trattennero; ei riflettè con ragione che in quei momenti in cui il suo paese natale aveva bisogno della cooperazione di tutti i proprî figli, onde levarsi di collo il giogo pretesco, mal sarebbe sieduto a lui, uno dei corifei del partito nazionale, di mettersi in salvo e di lasciar nell’impaccio i suoi concittadini. — Eletto, difatti, il Monti