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segreta, ove si rimase per ben tre anni per esser quindi trasferito nel forte di Pagliano d’infausta celebrità, ove fu ancora prigioniero due anni, fino a che fu cacciato nel 1855 in esilio.

Si rifugiò allora il Bubani in Piemonte, questa terra d’asilo e di speranza per tutti quegli italiani che erano vittima della tirannia dei proprî governi, e vi rimase fino al momento in cui le gloriose armi nazionali, guidate dall’intrepido Cialdini, ebbero riunite le Marche al regno italiano.

Quella stessa provincia di Fermo, ch’egli aveva governata un tempo, a significante dimostrazione dell’affettuosa memoria che aveva conservala del Bubani, lo ha eletto a rappresentarla nel seno del Parlamento nazionale.





Napoli è sua patria, ove egli è nato nel 1821 da Giuseppe Caracciolo principe di Torrella, che fu ministro costituzionale di Ferdinando II nel 1848, e da Caterina Salicechi, e nipote di quel principe di Torrella, che venne condannato a morte nel 1799, e che gemè per molti anni prigione nella fossa della Favignana in Sicilia.

Educato a sentimenti patriotici e liberali, egli fece i suoi studî in famiglia, e nel 1847, in occasione delle prime dimostrazioni che precedettero in Napoli la rivoluzione di Palermo, egli venne arrestato e posto sotto giudizio, liberato soltanto dal trionfo della rivoluzione. Dopo la catastrofe del 15 maggio, non vedendosi più in sicurezza in patria, ne uscì; visitò il Piemonte e la Francia, non tornando a Napoli che nel 1855 per espressa domanda del padre.

Ma poco tempo egli poteva rimanervi tranquillo, in quanto che il celebre ministro di polizia, Mazza, lo esiliava in Malta, perchè l’influenza e i sentimenti liberali ben noti dal marchese di Bella gli davan ombra. Alla caduta di quel ministro, cui successe, come ognun