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messa, in un colloquio seco lui avuto posteriormente in Torino, che ove l’ordine non fosse stato turbato, non avrebbe avuto luogo intervento straniero per ristabilire gli antichi governi nell’Emilia e nei Ducati.

Allorchè il cavaliere Leonetto Cipriani si ebbe il governo delle Romagne, il Pepoli coprì l’importante carica di ministro degli esteri e delle finanze; nel disimpegno della quale si mostrò uomo di Stato di non comune abilità, mentre il di lui bilancio fu lodato da tutti; la nota da lui pubblicata come ministro degli esteri si ebbe pure l’approvazione universale.

Il popolo bolognese dette al Pepoli chiare prove dei sentimenti di stima ed alletto che nutriva per esso, col fargli una straordinaria ovazione il dì stesso in cui, mediante plebiscito, dichiarava quasi unanimemente, voler far parte integrante del regno costituzionale di Vittorio Emmanuele.

Durante la dittatura Farini, il Pepoli fu pure ministro delle finanze, e produsse quel documento che intitolò Bilancio comparativo, il quale fu riconosciuto come importantissimo, e tale da spargere viva luce sulle più rilevanti questioni finanziarie.

Il primo collegio di Bologna elesse Gioacchino Pepoli a suo rappresentante nella sessione parlamentare del 1860.

Nel settembre di quel medesimo anno, quando il governo imprendeva la spedizione delle Marche e dell’Umbria, al marchese Gioacchino Pepoli veniva affidata la vitalissima missione di commissario generale nella seconda di tali provincie. In tale missione il nostro protagonista dette più che mai saggio di energia, non disgiunta da prudenza, di spontaneità d’iniziativa e di fermezza nel saper resistere alle opposizioni, o renitenze, che d’ogni parte gli contrastavano il passo, nella via di ardito progresso civile, ch’egli avea preso a percorrere. In pochi dì organizzò quel paese, istituì le guardie nazionali, i municipi, la pubblica sicurezza, rovesciando tutto l’antico edificio. Fece di più; non esitò a pubblicare le leggi che prescrivevano il matrimonio civile, e la soppressione della maggior parte dei monasteri, leggi che attirarono sul capo del nostro protagonista il bia-