Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/106

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96 idilli

Gli siede un’aspra bile entro le nari.
Ma tu, che sai di Dafni i tristi casi,
E in buccolico metro ogn’altro avanzi,
Ah! vien, Tirsi, a seder sotto quell’olmo!
A Priapo, e alle Najadi rimpetto,
Là v’è quel seggio agreste, e quelle querce,
Se canterai qual già cantasti a prova
Col Libio Cromi, io ti darò tre volte
A mugnere una capra, che ha due figli.
Ha due figli, e di latte empie due secchj.
Tu pure un fondo nappo invernicato
Di grata cera avrai, di doppia orecchia,
E nuovo sì, che olezza ancor d’intaglio.
D’intorno a i labbri in su l’ellera serpe,
Ellera tinta d’elicriso, e un tralcio
Gajo di crocee frutta a lei s’attorce.
Sculta è dentro una donna, opra divina,
Ornata in manto, e in rete; e a lei vicino
Due giovani a vicenda in vaghe chiome
Quinci e quindi si fan co’ detti guerra,
Che nulla il cor le tocca. Ella or ridendo
All’un di for s’affisa in faccia, or getta
Su l’altro ogni pensiero. Essi con gli occhi
Gonfi d’amore in van fanno gran prove.
Lì presso inciso è un vecchio pescatore,
E un’aspra rupe, ov’ei s’avaccia a trarre
Gran rete giù nell’acqua, ed uom somiglia
Intento a gran lavor. Tu lo diresti
Pescar con quanta forza ha nelle membra.
Tal ei canuto in tutto il collo ingrossa
Le vene, e vigor degno ha d’età fresca.
Non lungi da quel vecchio maremmano
Ben carca d’uve rosse è una vignetṭa,
A cui presso le siepi in guardia siede
Un garzoncello, che due volpi ha intorno.
L’una giù pe’ filari a guastar corre