Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/200

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     Essi fra loro di baldanza pieni
     In disparte dagli altri ivan pascendo
     Le fresche erbette; e se da folte macchie
     Le fiere snelle uscìan talora in campo
     Contro gli agresti buoi, questi in battaglia
     Movean primieri i furibondi corpi
     Mugghiando orribilmente, e da’ sembianti
     Spirando morte. Di fortezza, e possa,
     E ardire il gran Faeton gli altri vincea,
     Che i pastor somigliavano a una stella,
     Perch’ei movendo altier su tutti i buoi,
     E chiaro campeggiava. Ei come vide
     Del fulv’-occhio lion l’arida pelle,
     Scagliossi incontro al cauto Alcide, e a’ fianchi
     Drizzògli il capo, e la gagliarda fronte;
     Ma a pena ch’ei s’avanza, Ercole afferra
     Con la man pingue il manco corno, e al suolo
     Ritorce in giuso il duro collo, indietro
     Respingelo, e sul tergo se gli aggrava.
     Il toro tesi allor muscoli e nervi
     Sulle punte de’ piedi erto rizzossi.
     Stupivano al mirar sì strana prova
     Il re medesmo, e il bellicoso figlio,
     E i reggitori del cornuto armento.
Quindi lasciati gli urbertosi campi,
     Vèr la città col valoroso Alcide
     S’incamminò Fileo. Fornito in brieve
     Co’ ben rapidi piè l’angusto calle;
     Che fra la vigna dalla stalla parte,
     E ascoso serpe per la verde selva,
     Entrati son nella maestra via.
     Allor d’Augea l’amato figlio a destra
     Piegando il capo lievemente al figlio
     Dell’altissimo Giove, che il seguìa,
     Si disse: Forestier, già da gran tempo
     Qualche di te novella aver udita