Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/208

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F. Cattivel, ferma. Odo romor. Vien gente.
D. Parlan seco i cipressi di tue nozze.
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F. Cintia, perdono. Io non ti son più fida.
D. Vittime avran da me Ciprigna e Amore.
F. Vergin qua venni, e n’andrò donna a casa.
D. Donna madre e nodrice e non zitella.
Tal fero insieme cicalio soave;
     E un letto nuzïal furtivo alzaro.
     Indi ella mosse a pascolar la greggia
     Vergognosa negli occhi, ma nel core
     Tutta festante. Al suo bovino armento
     Tornò il bifolco di sua sorte allegro.


LA ROCCA

Idillio XXVIII

O rocca, amica della lana, o dono
     Della glauca Minerva, alle matrone,
     Che della casa han cura, obbietto amato;
     Alla città famosa di Nileo
     Vien nosco franca, ove a Ciprigna un tempio
     Verdeggia sotto un tenero canneto.
     Ben noi chieggiamo a Giove un fausto vento
     Per navigar colà, dov’io m’allegri
     Di rivedere, e ribaciar l’amico
     Nicia, germoglio santo delle Grazie
     Dolce-parlanti, e dov’io te bel dono
     Di ben tornito avorio in man riponga
     Alla sposa di Nicia; e tu con lei
     Trarrai a fin per gli abiti virili
     Molti lavori e molte, che le donne
     Di portare hanno in uso, ondate robe.
     Ben due fiate l’anno il molle vello
     Sveston le madri degli agnei su l’erba