Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/57

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CHIOMA

DI BERENICE 1


Io che sono del ciel lucente raggio,
     Di Berenice fui la Chioma bella,
     Di me si accorse quel famoso Saggio,
Che discerne del mondo ogni fiammella,
     E sa l’ora che fugge e che si affaccia
     Alle porte del ciel ciascuna stella,
Sa qual velame al Sol copre la faccia,
     E come Amor soavemente atterra
     Diana in Latmo dall’eterea traccia.
Già vincitor della notturna guerra
     E dei premj d’Amor, le schiere avverse
     Volgeva ai danni dell’Assira terra
Il giovinetto re, quando converse
     Al ciel le braccia, e in supplichevol modo
     Me la mia donna ad ogni Dio proferse.
Han le novizie in odio il giogal nodo,
     O sparsi lai per maritali soglie
     Fanno alla gioja de’ parenti frodo?
Non traggon, per li Dei! veraci doglie:
     Sendo il marito alle battaglie addetto,
     Mi lesse il ver nel suo pianger la moglie.
La lontananza del fratel diletto 2
     Più che la genial deserta sponda
     Porgea gravezza all’amoroso petto.
Tanto la foga del dolor t’innonda
     Tutte le vene, che smarrita in mezzo
     Alla tempesta la ragion si affonda.
Dove è quel cuore agli ardimenti avvezzo?
     Non ti rimembra il chiaro fatto e solo,
     Che delle regie nozze a te fu prezzo?3