Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/74

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SOPRA UN VASO DA BERE


Vulcano che sai far d’oro e d’argento,
Ogni vago ornamento,
Fammi, non elmi, non corazze o maglie;
Che ho che far io coll’armi e le battaglie?
Fammi una tazza quanto sai profonda,
E d’un leggiadro intaglio la circonda.
Non vo’ le stelle artoe, non vo’ le rote
Pigre del freddo polo,
Che ho che far io coll’Orse e con Boote?
Un ben fiorito suolo,
Ombrosi tralci e viti mi figura,
E lieto entro di un tino
In atto di pigiar l’uva natura
Amore e il Dio del vino,
E in compagnia di loro.
Batillo, e tutti effigiati in oro.

C.


ALLA SUA DONNA


La figliola di Tantalo
Piangendo su gl’Idèi colli impietrò:
Progne, già bella vergine,
Subitamente rondine, volò.
lo speglio vorrei farmi, o giovinetta,
Perchè tu ’l guardo in me tenessi intento;
O mutarmi nel bianco vestimento
Che il dilicato corpo ti circonda:
Deh! far mi potess’io chiara e fresc’onda