Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/99

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LA STESSA

TRADOTTA DA PAOLO COSTA


Gli Dei per fermo uguaglia, anzi si gode
     Gaudio più che divin, quei che sedente
     Al tuo cospetto te rimira ed ode
                                   Dolce ridente.
Ma se talvolta a me misera tocca
     Esserti presso, o mio soave amore,
     Non io ti guardo ancor, che su la bocca
                                   La voce muore.
Fassi inerte la lingua, il pensier tardo,
     Un sottil foco va di vena in vena,
     Fischian gli orecchi, mi si appanna il guardo;
                                   E veggo appena.
In gelido sudor tutta m’inonda,
     Mi trema il cor, rabbrivida ogni membro,
     Mancami il fiato, e pallida qual fronda
                                   Morta rassembro.