Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/127

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scelta di poesie filosofiche 121


non vede in sé, per lo quale paté, che gli dia la grazia di uscirne; perché non si può volar senza Tali della grazia di Dio, né si può la grazia meritare se non per grazia. E ch’egli solo s’apparecchia a riceverla. Poi s’ammira che liberò Bocca, e fece suo profeta un altro tristo senza meriti.

madrigale 6

Parlo teco, Signor, che mi comprendi,
e dell’accuse altrui poco mi cale.
Io ben confesso che del mondo hai cura
e ch’a nulla sua parte vogli male;
quantunque, a ben del tutto che piú intendi,
senza annullarle, le muti a misura:
in che consiste proprio la Natura;
e tal mutanza «male e morte» noi
«di qualitá o d’essenza» sogliam dire,
ch’è del tutto alma vita e bel gioire,
bench’alle parti tanto par ch’annoi.
Cosí del corpo mio piú morti e vite
veggo andare e venire,
di parti a ben del tutto in vita unite.

Mostra che questi argomenti gli fa a Dio, che sa quel che dice, non a dirlo d’animo eretico. E poi confessa che Dio regge il tutto, e che muta le cose con misura, e che la mutazione pare male e morte a noi, che parti siamo del mondo, se bene al tutto è vita e gioconditá; come nel corpo nostro piú morti e vite ci sono, mentre il cibo si trasmuta in tante particelle, e parte del corpo esala in aere, ecc., e pure fanno una vita del tutto composto.

madrigale 7

Il mondo, dunque, non ha male; ed io
di mali innumerabili sto oppresso
per letizia del tutto e d’altre parti.
Ma, se alle particelle hai pur concesso