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ann. 1603), e, caduto in sospetto, fu arrestato;
i cugini Geronimo e Marcantonio. Tutti furono ritenuti partecipi o complici della congiura campanelliana.

De Politis (Ambrogio Catarino). Senese, domenicano, vescovo di Conza (prov. di Avellino); piú di una volta nominato dal Campanella come un veggente (p. 203, n. 13).

De Rinaldis (Maurizio). «Capo secolare della congiura» per comune consenso (Am. T. C., I, p. 169); ventisettenne nel 1599; di nobile famiglia di Stilo, dimorante nel vicino casale di Guardavalle; fuoruscito dal novembre 1598 per omicidio. Colloqui col Campanella (primavera 1599). Entra nella congiura come capo militare della progettata insurrezione ed a tal fine entra anche in rapporti con i capi della flotta turca corseggiante la costa calabra. Arrestato (settembre). Prima condanna capitale emessa dal tribunale di guerra in Calabria (non eseguita per ragioni procedurali). Condotto con gli altri arrestati a Napoli (novembre). Nuova procedura nel processo generale dei laici. Tortura sopportata con animo impavido. Seconda condanna capitale (dicembre). Il fiscale Giovanni Sanchez, assistito, pare, dal confessore del viceré, il gesuita Ferrante de Mendoza, lo inducono con la falsa promessa di aver salva la vita, a confessare davanti al patibolo. Sospensione della condanna dopo questo avvenimento; ma sua esecuzione il 4 febbraio 1600. Questi ultimi casi spiegano l’atteggiamento diverso del Campanella verso di lui (pp. 221, nn. 4, 5; 228, n. 17, v. 1; 289).

Dianora, v. Barisciana.


«Ebraico stuolo», v. Xarava.

Echard (p. Jacques) (p. 281).

Elefante egizio, che si sarebbe ucciso perché sentiva decadere le sue forze: leggenda dell’antichitá ricordata a p. 68, madr. 4.


Fatoche o Fotoques: feticcio adorato da idolatri giapponesi (pp. 11, v. 80).

«Filippo», cioè Filippo III di Spagna (p. 114, n. 71).

Flerida «e altre fanciulle che potrebbero supporsi appartenenti alla famiglia dei Mendoza» (Am. T. C., II, p. 295: il Mendoza era il castellano di Castel nuovo: v. q. n.). In rapporti sia col Campanella che con Francesco Gentile: v. q. n. (pp. 245-6; 265; 291).

Fugger. Celebre famiglia di commercianti e banchieri di Augusta, fautori del partito cattolico. Interessati dal Pflug e dallo Sdoppio alle sorti del Campanella tra il 1607 e il 1610 (pp. 266; 268; 270.


Gaeta (Giacomo), «Gaieta». Cosentino, dimorante in Napoli, giurisperito, poeta, telesiano e appartenente all’Accademia cosentina. Amico del Campanella, che lo introdusse nel Dialogo politico contro luterani e calvinisti (p. 112, n. 68).

Gagliardo (Felice), di Gerace. Partecipe della congiura campanelliana, fu uno dei primi arrestati (principio di settembre 1599) e uno dei primi a confessare e inventare denunzie per salvarsi. Trasferito con gli altri complici a Napoli, si riprese, forse sotto l’influenza del Campanella, e, torturato, non confessò. Bisbetico, arrogante, con tare morali e velleitá poetiche, in carcere fa pratiche di scienze occulte, provoca (2 agosto 1601) una grave rissa