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XXXIV. LA GINESTRA 641

XXXIV. LA GINESTRA

E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mal I acqua
260Fervendo gorgogliar. desta i figliuoli,
Desta la moglie in (retta, e via, con quanto
Di br cose rapir posson, fuggendo.
Vede lontan l’usato
Suo nido, e il picciol campo,
26525 Che gli Fu dalla Fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
270vo Dopo I’ antica obblivion I’ estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all’aperto
E dal deserto foro
275275 Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta (umante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
2802&3 E nell’orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra Face
285185 Che per véLi palagi atra s’aggiri,
Corre il baglior della (unerea lava,
Che di lontan per I’ ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell’uomo ignara e dell’etadi
290rx Ch’ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,

L. - 4!