De le Sfingi il paese e lo feconda,
Dai tranquilli recessi, ove ritorni,
I popoli consola. Or non invano85
Tanto al poter de l’armonia concede
L’età che volge. Ricordanza è forse
De le stelle perdute, e al cor de l’uomo
Soave sì la Musica favella,
Come soave a l’esule risona90
L’idioma natio; forse ch’è l’eco
Del novissimo accento, onde Iehòva
A l’argilla parlò, divino accento,
Che fra le sparse lingue ancor si aggira
Sconfinato, profondo,95
E la lingua natia ricorda al mondo;
Certo, una nota per diverse prode
Tutte genti commove: e mentre assiso
Ne’ lucidi teatri il sapïente
Secol civil batte le palme e piange,100
Balza il selvaggio da le sue foreste
Di quella nota a l’eco, e ignoti climi,
Scolorando, sospira. I monti e i mari
Fulmina il Foco e i limiti divora;
L’Elettrica favilla omai si è fatta105
Veicol del pensiero, a cui somiglia;
E d’ogni lito si ricerca a prova
La disgregata umanità, presiede
La Musica a gli amplessi, e li provoca,
De l’universo amore eco infinita;110
E là, donde ella spira,
Più l’uom gl’innamorati occhi rigira!