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     Da la maschia sua fronte ed avvenente
     Certa superba leggiadria balena,230
     E par che ancora le sue guance avvampi
     Il sol diffuso degli aperti campi.

A le fulve del crin vaganti anella,
     A le azzurre pupille, ai labbri ardenti,
     A la sua nel turbante aria novella235
     Figlio ei parria di peregrine genti;
     Ma con sì pura oriental favella,
     Ne la collera ancor, move gli accenti,
     Che a l’ammirato mussulman dubbiante
     Più straniero ei non par sotto al turbante.240

Egli è Selim. Non ha gran tempo ei venne
     Entro le mura d’Istambul. Gli allori,
     Che in lontana ei mietea guerra bïenne,
     Gli venner sì propiziando i cori,
     Che del sultan fra le milizie ottenne,245
     Benché nuovo venuto, i primi onori:
     Ed ei si arrese a la fortuna, e cinse
     Un acciar che non chiese e non respinse.

Men gelosia, che nobil maraviglia,
     Bey creato, ei provocò: le schiere,250
     Come rapite, in lui tenner le ciglia,
     Che le Odrisie vestia bende guerriere:
     Però che in esse un cherubin somiglia,
     Un peregrino d’immortal potere,
     Quando baldo, incurante, eppur gentile,255
     Sull’arabo destrier corre le file.