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210 epistola a giuseppe de blasiis

     Rompe i silenzi de la notte, e tace? —
     Sì presso al Nilo un rinnegato apria
     Le mie gioie selvagge al pellegrino 25
     Cantor d’Atala.1 E tali erano i miei
     Fantastici trasporti allor che nuovo,
     E ad ogni umana compagnia rapito,
     Innanzi all’ira dei perversi il piede 30
     Spinsi fra l’ombre. Ma non son più tale,
     Qual io ti parvi un giorno, ed or che forse
     Dei lasciarmi, e per sempre, almen tu sappi
     Come mi lasci: ed è pur questo il solo,
     Che a te render poss’io, misero dono.35

Odi quella crinita arpa, che al molle
     Versatil tocco d’una man di neve
     Cangianti rivi d’armonia diffonde
     E par voce di un angiolo, che pianga
     Le sue gioie perdute, esul dal cielo?40
     Gruppi di vaghe salienti note
     Prorompon fuor de l’agitate corde,
     Quasi baci scoppianti a la carezza
     Della musica mano. Or fa che il pianto
     D’ognun, che ascolta, e che la pioggia irrori45
     Quelle corde vocali; e penderanno
     Vizze, lente, senz’echi, in sull’ottuso

  1. Nel 1806 un giovine disertore francese, vissuto lungo tempo nel deserto coi Beduini, raccontava in Egitto a Chateaubriand che quando si trovava solo fra le sabbie sopra un cammello sentiva tali trasporti di gioia, che lo mettevano fuori di sè.