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epistola a giuseppe de blasiis 213

     Fra i miei sogni per uso a consolarmi,105
     Nè un palpito nel cor più mi solleva,
     Nè lagrima dal ciglio altra mi spreme,
     Nè sul labbro m’evoca una dolente
     Fuggitiva armonia, chè inaridita
     È la vena del canto entro al cor mio,110
     Per sempre! Credi, o giovinetto: io stesso
     Con un sorriso sconsolato ammiro
     Questa grama elegia, cui sol potea
     Ispirarmi l’amor, che a te mi lega;
     Fraterno amore, un di quei pochi affetti115
     Sopravvanzati nella gran fortuna
     Al mio naufrago spirto. E se non fosse
     Che un tanto amor mel vieta, anzi che nati
     Questi pallidi versi andrian perduti
     Miseramente colle mie speranze.120

Riedo talor sovra me stesso e guardo
     La mia morte mental: ne piango e tento
     Ricondurmi la vita entro al pensiero.
     Le mie memorie violento evoco
     A schierarmisi innanzi, e mi combatto125
     Con fitte larve. Le montagne ascendo
     Quando la notte imbruna, e scapigliato
     Urlo ai campi tacenti, all’aure, all’onde.
     Mi volgo al ciel, che s’inazzurra e ride
     Tutto stelle e speranza; indi lo sguardo130
     Da l’alto avvallo a la campagna, e miro.
     Ondeggiar le foreste innanzi al vento.
     E il sen mi abbranco colla man convulsa,