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sulla tomba di alessandro poerio 253

     Quando fia vana, anzi fatal, la guerra,
     Di splendido sepolcro avrai mercede!
     Altro omai non sa dar l’Itala terra245
     Che tombe, incensi e mortuarie tede;
     Son queste le sue guerre e i suoi trofei:
     E il dican tanti che morir per lei.

Ma tu dura, o guerrier! — Venezia dura;
     E noi di nuova carità provvedi:250
     Tu che ti avesti nella tua ventura
     Tutte le gemme d’Oriente ai piedi;
     Per quest’Italia, che di te non cura,
     Mendicando pel mondo un pan già chiedi!
     Eroina del mar! Siegui i tuoi fati;255
     Nè ricordar sul tuo cammin gl’ingrati.

Se potesse l’orror per gl’inuditi
     Nuovi misfatti d’una gente ingrata
     Chiamar gli estinti dagli eterni liti
     A ragionar nella favella usata,260
     Fra questi marmi a monumento uniti
     Di Poerio verrìa l’ombra sdegnata;
     Nè resister potrebbe un’alma sola
     A le saette della sua parola.

— Io non chieggo sepolcri, io non pretendo265
     Onor di marmi, nè di laudi ho sete:
     Se per voi vuolsi rimertarmi ergendo
     Ai miei mani un sepolcro, e voi l’ergete:
     Io grazia alcuna d’un tal don non rendo,
     Che voi stessi, o m’inganno, a vil tenete:270