Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/134

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DELL'ANTHROPOLOGIA

ragione ad iscusarli; ne opra può esser bastante à ricompensare i danni. Oltre che molte volte questo disiderio di gloria, che in essi, et in altri infiniti s'è trovato, et si truova, è di biasimo et d'infamia cagione: dilettandosi la Fortuna di condurre à rio fine le tropp'alte imprese: come fece in M. Crasso, in Pompeo, in Mario, in Siphace, in Iugurtha et in altri assai, che sarebbono stati più gloriosi, se havessono temperato il loro ingordo disio di fama: la qual ancora da più fortunati s'acquista con tanto spargimento di sangue, et con tanto danno, et angoscie: che la gloria non parmi à ciò premio bastante. Et istimo essere minore il numero di coloro, che lodano i vittoriosi, che di quelli gli biasimano: essendo nella vittoria utilità di pochi, et di molti danno. Conciosiacosa che non solamente i perdenti patiscono: ma quelli che vincono oltra le spese infinite, che far nella guerra gli convene, vi lasciano spesse volte i padri, i figliuoli, i fratelli, i parenti, et gli amici: et non restano senza grave, et continova noia. Siche si può veder chiaramente quanto siano al mondo dannosi questi huomini, che seguono la guerra: et quanto siano vane le laudi loro. Ne so perché non sia più lodato Aglavo Arcadio, che fu riputato felice. Perciohe in tutta la vita sua non si truovò haver posto piè fuor d'un picciol suo poderetto. In questa sentenza parla Horatio Flacco nelle ode sue. Beato è colui, che sta lontano da negoci: come l'anticha gente de mortali. Sapete cio che segue. Beati erano adunque quelli, che le lor possessioni paterne coltivavano, innanzi che s'adoprassero le armi; et le guerre havesser principio: le quali furono