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la padellina 255

Appena arrivato, andò a picchiare alla porta che non si poteva aprire.

— Sono il Reuccio. —

Invece della porta si aperse la finestra, e comparve la ragazza con la faccia nera e la padellina in mano; la padellina era affumicata.

— Questa è la mia dote.

Chi mi vuole per mogliera
Dee farsi la faccia nera.
E se nera non se la fa,
D’onde viene se n’andrà. —

Il Reuccio esitava; gli sapeva male doversi impiastricciare di fumo al cospetto di tanta gente radunatasi alla notizia dell’arrivo di lui. Poi si strinse nelle spalle, prese la padellina e, chiusi gli occhi, se la strofinò su la faccia, tingendosi peggio di un moro. E mentre la sua anneriva, quella della ragazza ridiventava bianca come la cera.

— Ora potete entrare. —

Infatti la porta si spalancò da sè, e il Reuccio trovò su la soglia la ragazza vestita come una Regina, con la collana, lo spillone, gli orecchini e i braccialetti regalatile quando faceva la cuoca; sembrava una Regina nata, tanto era bella e dignitosa.