Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/78

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A GREGORIO XI.


I. |||
Dell’imitazione dell’amor di Dio verso gli uomini.|||
II. |||
Prega il pontefice a tornare da Avignone ( ove già per lo spazio di circa settant’anni si era fermata la sedè apostolica) a Roma per guadagnare i ribelli, ma senza apparecchio di guerra.|||


Lettera 6.


Al nome di Jesù Cristo crocifìsso e di Maria dolce.


I. Reverendo padre in Cristo, dolce Jesù. Io Catarina indegna vostra figliuola, serva e schiava dei servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi uomo virile e senza veruno timore servile, imparando dal dolce e buono Jesù, di cui Voi vicario sete, che tanto fu l’amore suo inestimabile verso di noi, che corse all’obbrobriosa morte della croce, non curando strazj, obbrobrj, villanie e vituperio; ma tutti li passava, e punto non gli temeva, tanto era l’affamato desiderio che egli aveva dell’onore del padre e della salute nostra, perocchè al tutto l’amore gli aveva fatto perdere sè, in quanto uomo. Or così voglio che facciate voi, padre: perdete voi medesimo da ogni amore proprio: non amate voi per voi, nè la creatura per voi; ma voi ed il prossimo amate per Dio, e Dio per Dio in quanto egli è degno d’essere amato, ed in quanto egli è sommo ed eterno bene: ponetevi per obietto questo agnello svenato, perocchè il sangue di questo agnello vi farà animare ad ogni battaglia; nel sangue perderete ogni timore,