Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/136

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AL MEDESIMO ESSENDO NELL’lSOLA DI GORGONA.

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I. Del conoscimento d. sé medesimo, e del lume necessario per acquistarlo, Rimostrando come per mezio di questo lume s’ uccide la propria sensualità, e gli altri nostri nemici con l’odio della propria volontà, e coll’amore delle virtù.

II. Come uccisa la propria sensualità si venga alla cognizione ed all’ amore della divina bontà.

III. Che r ’anima arrivatala quest’amore, non può essere offesa da suoi nemici, ma solo molestata, permettendolo Iddio per nostro bene, e che in tali molestie l’anima si fa forte coll’umile.orazione, appoggiala alla carità ed all* umiltà.

IV. Delle lagrime che nascono da tale orazione.

V. Di tre uorti d’ orazione, e come I’ anima nostra liberata nel modo sopraddetto dalla propria sensualità, si deve adornare delle virtù, esortando con ciò il monaco all’amor puro di Dio, alla vera obbedienza, alla pazienza, alla memoria del sangue di Gesù Cristo, con tutto ciò che appartiene alla perfeKion religiosa.

Al nome di Jean. Cristo crocifisso e di Maria dolco.

I. Ilarissimo

dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi abitare nella casa del cognoscimento di voi, nel quale* cognoscimento acquislarete ogni virtù; c senza