Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/241

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24 1 O dolce e buono Jesu, insiememente manifesti la sete, e dimandi che ti sia dato bere: e quando_è che dimandi bere all’anima? alloro, quando ci mostri l’affetto e la carità tua, Signor mio. Vedete bene, carissimo padre, che il sangue ci manifesta » amore ineffabile che per amore ha donato il sangue, e con esso amore ci chiede bere, cioè, che colui che ama richiede di essere amato e servito. Cosa convenevole è, che colui che ama sia amato, ed allora dà bere i anima al suo Creatore, quando gli rende amore per amore; ma non gli può rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo; e però si volle l’anima con tanta sollicitudine a servire al prossimo suo in quel servizio che vede che pi» piace a Dio, ed in quello si esercita; e sopra tutti quanti gli altri servizii che piacciono al nostro Salvatore, si è di trarre Tallirne delle mani del dimonio, traile dello stato del secolo, della bocca delle vanità del mondo e reducerle allo stato santo della religione. E non tanto che sia da lassarli e fuggirli, quando con tanto desiderio vengono, ma gli è da mettersi alla morte del corpo per potergli ritrarre. E questo è quello santo beveraggio, il quale chiede il Figliuolo di Dio su la croce!

e non doviamo essere negligenti a dargli, ma solliciti, poiché vedete bene che per questa sete muore!

e non doviamo fare come fecero i Giudei, che gli dicrono aceto e fiele.

II. Allora riceve aceto e fiele da noi, quando noi stiamo in uno amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata, in uno parere e piacere del mondo con poca vigilia ed orazione, con poca fame dell’onore di Dio e della salute delTanime. A eramente questo è uno aceto ed uno fiele mescolato con grande amaritudine, della quale amaritudine è suo il dispiacere, perchè gli dispiace, e a noi torna 1 amaritudine e’1 danno Che ad unque ci è bisogno di fargli a non dargli qnesto bere? non ci è bisogno altro che l’amore, e l’aS.

Caterina. Opere. T. IV. 16