Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/192

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ì92 soggetta di ragione alla corona cl’ Arragoua per donazione fattane ni re Jacopo II dal pontefice Bonifacio Vili l’anno 1297. Era già l’isola dima in.quattro parli infino da’ lem pi in cui vi leneano dominio i pisani, e quei che ad esse presedeano, facendovi ragione, appellavnnsi Giudici, onde al * ri diceisi Giudice di Torre o di Ltigodori, altri d’Arborea, o d’Oristagoi, altri di Cagliari ed altri di Gallura. I)i questi Giudici alcuni ne rimasono, poiché Pisola ne andò in podere degli Arragonesi e singolarmente quello d’Oristagni, eh’ era assai potente e di gran seguito. Nel 1064 Ma piano giudice d’Arborea, o Oristagni ribellò al suo sovrano buona parte dell’isola, e per tate maniera si difese dalle forze arragonesi, che in ultimo essendo il re divertito ad altri affari di più rilievo nel reame, ne ottenne il pacifico possesso. I successori di Mariano in questo dominio, e che tolsero il titolo di marchesi d’Oristagni, essendo venuti a mancare, tornò Io stato loro a’re d’Arragona, onde i’monarchi delle Spagne, come usavano i re arragonesi, tra gli altri titoli ritengono tuttora quello di marchesi d’Oristagni. Non dee qui lasciarsi d’osservare e il zelo ardentissimo di santa Caterina per la spedizione contro agl’ intedeli, ed insieme ii gran concetto n cui aveasi la sua santità, inducendosi ella a spedire messaggi a gr, n signori per tal affare, ed inchinandosi questi di buon volere alle tue inchieste.

(JE) Genova è tutta commossa. La repubblica di Genova co’suoi validi ajnti die’sempre forte polso alle imprese cbe si fecero con* tra gl’ infedeli; essendo a quegli anni delle potenze maggiori che avesse P Europa sul mare. Le guerre però, cbe d’ora iu ora successero colla repubblica di Venezia, fecero andare a vuoto più d un disegno già bene ordito a’ danni degl’ infedeli.

(F) Matteo Forestani. Questi fu nobil sanese di famiglia ora estinta, ed uno de’discepoli della santa. Vesli egli Pahito degli eremitani, come n’ assicura il Landucci a persuasione di santa. Cate* rina, come qui viene accennato.

(G) Dissemi frate Nofrio. Cioè frate Onofrio, il quale fu religioso di Lecceto; e sì esso, sì Fra Stefano, che qui nominasi, furono di gran bontà di vita per qnauto »’ ha scritto il Landucci.

(//) lìeneilicele frate Antonio. Frate Antonio da Nizza compagno di Fra Guglielmo, e di cui altrove si favellerà.