Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/38

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32 la vita di catullo.

                    la frequente
Soglia sfiorando con la sòla arguta
De l’aurato calzar, stette a la guisa
Che, tutta amor ne l’alma, a la mal presta
Reggia Protesilèa Laodàmia avvenne.1

Le sue viscere si conturbarono; l’abbracciò tutta in un momento, con uno sguardo; osservò tutto, ogni menomo particolare della persona, dell’abbigliamento di lei: la leggerezza del portamento, la splendida bianchezza del pallio; i calzaretti dorati, lo scricchiare dei passi, ogni cosa; gli parve che

                    Amore,
Tutt’alba il volto e tutto oro le vesti
Le danzava d’ intorno a la persona,
Splendidissimamente, 2

la vide come dentro un nembo di luce, l’anima sua ne fu abbacinata, assorbita.

Questa donna era Clodia, la sposa di Metello Celere. Da ragazza avea fatto all’amore col fratello;3 fu in voce di poi d’avere avvelenato il marito.4 L’anima di Catullo avea proprio trovata la sua metà! Cara sempre quella teoria di Platone!

Clodia, per altro, era adorna di splendido ingegno, educata alle lettere, pizzicava per sino di poesia; avea preso marito da poco tempo: cose tutte da far venire l’acquolina in bocca a chiunque, da far cascare più facilmente i merlotti. Una donna bella ed istruita

  1. Carm. LXVIII.
  2. Ibidem.
  3. Cicer., pro Cælio, 46, 38.
  4. Carm. LXVIII.