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128 Chi l’ha detto? [433-434]
cagioni, e cagioni ad effetti se non di primo lancio come la geometria, tanto fa che provando e riprovando le riesce talora di dar nel segno». Non è inutile di avvertire che Dante non usò quei due gerundi nel significato che piacque più tardi agli Accademici del Cimento di dar loro: è Beatrice che prima prova, cioè approva, la vera sua opinione, poi riprova, cioè confuta, l’opinione falsa di Dante.
Vivendo s’impara: e non si può esprimere meglio questa assiomatica verità che con la sentenza latina:

433.   Magister est prioris posterior dies.1

il quale detto trae forse origine da un passo di Pindaro (Olimp., I, v. 53-54): Ἁμέραι δ᾿ ἐπίλοιποι μάρτυρες σοφώτατοι, o da un altro di Demostene, nella I Olintiaca (11): Πρὸς γὰρ τὸ τελευταῖον ἐκβὰν ἕκαστον τῶν πρὶν ὑπαρξάντων κρίνεται. P. Siro (Sent. 124, ed. Ribbeck) invece dice: Discipulus est prioris posterior dies, che può parere più giusto; ma e l’una e l’altra sentenza son vere, poichè la esperienza dell’oggi ammaestra pel domani ed apre gli occhi sugli errori di ieri.

Ma l’esperienza anche insegna che per quanto sia lunga la vita, non è mai sufficiente a dare una compiuta conoscenza di qualunque arte, di qualunque disciplina. Saviamente dicevano gli antichi:

434.   Ars longa, vita brevis.2

L’origine di questa sentenza ha da cercarsi negli Aforismi di Ippocrate, dove, in principio, è detto: ὁ βίος βραχὺς, ἡ δὲ τέχνη μακρὴ, che Seneca (De brevitate vitæ, I) tradusse: Vitam brevem esse, longam artem; mentre Longfellow in A Psalm of Life così ridusse:

Art is long, and time is fleeting.

La sentenza ippocratica che si riferisce principalmente alla medicina, è questa nella sua integrità:


  1. 433.   Il giorno che segue insegna al giorno precedente.
  2. 434.   L’arte è lunga, la vita è breve.