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292 Chi l’ha detto? [922]


e François de Malherbe, autore di due versi diventati celebri a cagione specialmente della leggenda formatasi di un preteso errore tipografico. I due versi sono i seguenti:

922.   (Et) Rose, elle a vécu ce que vivent les roses,
                                        L’espace d’un matin.1

(Consolation à M. Du Périer, gentilhomme
d’Aix en Provence, sur la mort de sa fille,

stances, v. 15-16).

ed è cosa ripetuta che Malherbe avrebbe scritto originariamente:

     Et Rosette a vécu ce que vivent les roses,
                                        L’espace d’un matin.

Fu detto che fosse il compositore che per errore, volontario o no, mutò il testo nella forma ora conosciuta: e l’autore avrebbe accettato la correzione, che senza dubbio cresceva grazia alla frase. Ma pare che l’aneddoto non abbia fondamento, poichè lo smentisce la lezione originale della prima stampa, oggi introvabile, fatta in Provenza in un foglio volante:

Et ne pouvoit Rosette être mieux que les roses

Si noti poi che la figlia di François du Périer non si chiamava Rosa, ma Margherita. Queste stanze del Malherbe, che sono la più celebre fra le poesie da lui composte, furono scritte dopo il giugno 1599, poichè il poeta vi allude alla morte dei suoi due primi bambini, di cui il secondo morì nelle sue braccia, a Caen, il 23 giugno di quell’anno. Vedasi la ediz. di Mainerbe curata da L. Lalanne per la collezione dei Grands Écrivains de la France, to. I (Paris, 1862), pag. 38.

Dei versi succitati non mancarono numerose imitazioni e parodie, delle quali ricorderò una sola. Dei vari epigrammi di Nicolò Tommaseo, uno dei più garbati è questo, composto nel 1838 in morte di Don Robustiano Gironi, ch’ebbe lunga vita e molti uffici (anche quello di bibliotecario della Braidense) e fu successore di Giuseppe Acerbi nella direzione della Biblioteca Italiana:


  1. 922.   Rosa, ha vissuto quel che vivono le rose, lo spazio di un giorno.