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434 Chi l’ha detto? [1284-1285]

1284.   In virtù de la santa boletta.

come è detto in una poesia vernacola di Tommaso Grossi appunto intitolata La boletta, Aria in Meneghin per Ghitara (così nell’autografo che è presso la Biblioteca di Brera a Milano. Vedi Grossi, Opere poetiche, Milano, Carrara, 1877, a pag. 290). In dialetto milanese boletta vuol dire miseria.

È del Metastasio un’osservazione non nuova, ma sempre vera, che mostra come anche la ricchezza sia soprattutto relativa, in modo che molti beni, levati a cielo e invidiati dagli uni, son tenuti in piccol conto dagli altri, poichè:

1285.                            ....Han picciol vanto
Le gemme là, dove n’abbonda il mare:
Son tesori fra noi, perchè son rare.

(Temistocle, a. I, sc 4 ).

Ed è di G. Gioachino Belli un mirabile sonetto che suggerisce delle considerazioni piuttosto melanconiche a proposito della stima che il mondo ha sempre avuto per chi ha, in confronto di chi non ha:

(3 aprile 1836).

Merito dite? eh poveri merlotti!
     Li quadrini, ecco er merito, fratelli.
Li ricchi soli so’ boni, so’ belli,
     So’ graziosi, so’ gioveni e so’ dotti.
A l’incontro, noantri poverelli
     Tutti schifenze, tutti galeotti,
     Tutti degni de sputi e de cazzotti,
     Tutti cucuzze in cammio de cervelli.
Fa comparì un pezzente in mezzo ar monno:
     Fussi magara una perla orientale,
     «Presto cacciate via sto vagabonno».
Tristo chi se presenta a li cristiani
     Scarzo e cencioso. Inzino pe’ le scale
     Lo vanno a mozzica’ puro li cani.

(I Sonetti Romaneschi, pubbl. dal nipote Giacomo a cura di L. Morandi, Città di Catello, 1887, vol. V, pag. 13)