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[1652-1653] Scienze e lettere, poesia, ecc. 551

pronuntiasset, non minus scite quam festiviter ait: Placentine, si supra leges sumus, quare supra grammaticam esse non possumus? Placentine! Placentine! quibus places, placeas; mihi non places». All’incontro, Molière interpretò il detto antico nelle Femmes savantes (a. II, sc. 6. v. 465), con le parole:

La grammaire, qui sait régenter jusqu'aux rois.

Il caso narrato da Svetonio mi trae a parlare della origine delle parole, cioè delle loro etimologie. A indicare delle etimologie assurde o contradittorie si suole citare il detto latino:

1652.   Lucus a non lucendo.1

che era una delle etimologie a contrariis nelle quali si compiacevano gli antichi. Questa di lucus è ricordata da Quintiliano (De institut. oratoria, I, 6, 34); e da uno scoliaste di Stazio, Lattanzio (o Lutazio) Placido, è attribuita ad un ignoto grammatico di nome Licomede. Si dice anche:

1653.   Canis a non canendo.2

ma questa non è che una trascrizione canzonatoria ed inesatta di un’altra etimologia riportata da Varrone nel trattato De lingua latina (VII, 32): «Sed canes, quod latratu signum dant, ut signa canunt, canes appellatæ.» Questa non sarebbe dunque una vera etimologia a contrario, quali invece sarebbero le altre non meno note, ma forse apocrife, di bellum a nulla re bella, di cæelum a non celando, quia apertum est, e via discorrendo. A queste curiose antinomie del linguaggio accennava per incidenza anche il Byron:

The Age of Gold, when gold was yet unknown,
     Thus most appropriately has been shown
     Lucus a non lucendo, not what was,
     But what was not....

(Don Juan, c. VI, stanza 55).

L'argomento di queste etimologie è troppo esilarante perchè non valga a farmi perdonare una breve digressione. È noto l'epi-

  1. 1652.   In latino il bosco si dice lucus perchè non c'è luce.
  2. 1653.   Si dice cane perchè non canta.