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558 Chi l'ha detto? [1670-1673]

1670.   Kategorischer Imperativ.1

ch’egli usò per la prima volta nella sua opera Grundlegung der Methaphysik der Sitten (II. Abschn.) di cui la prima edizione è di Riga, 1785.

Cicerone aveva una grande e giustificata venerazione per la storia, che in un luogo delle sue opere egli chiama:

1671.   Historia (vero) testis temporum, lux veritatis, vita memoriæ, magistra vitæ, nuntia vetustatis.2

(De Oratore, lib. II, cap. 9, 36).

(più spesso si cita soltanto: Historia.... magistra vitæ; e una varia lezione di vita memoriæ è via memoriæ); e altrove dice:

1672.   Nescire (autem) quid ante quam natus sis accident, id est semper esse puerum. 3

(Orator, ad Brutum, § XXXIV, 120).

Ugo Foscolo ne raccomandava lo studio ai giovani italiani con le famose parole:

1673.   O Italiani, io vi esorto alle storie.

che sono nella orazione inaugurale del corso di letteratura a Pavia, intitolata Dell’origine e dell’ufficio della letteratura (§ XV, verso la metà): «Italiani, io vi esorto alle storie, — egli dice — perchè niun popolo più di voi può mostrare nè più calamità da compiangere, nè più errori da evitare, nè più virtù che vi facciano rispettare, nè più grandi anime, degne di essere liberate dall’obblivione da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che darà pace e memoria alle nostre ceneri.»

  1. 1670.   Imperativo categorico.
  2. 1671.   La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell’antichità.
  3. 1672.   Ignorare quel che sia accaduto prima che tu sia nato, vuol dire esser sempre fanciullo.