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[1821] Le frasi storiche della Grande Guerra 611

parole ch’egli pronunziò alla Camera il 22 dicembre 1917 facendo le prime dichiarazioni del Governo dopo la ritirata alla Piave: «La voce dei morti e la volontà dei vivi, il senso dell’onore e la ragione dell’ utilità, concordemente, solennemente ci rivolgono adunque un ammonimento solo, ci additano una sola via di salvezza: resistere! resistere! resistere!» (Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, Sess. 1913-17, vol. XIV, pag. 15454).

Il virile appello ebbe in tutta Italia larga eco e unanime consenso, se ne trasse il titolo di parecchie pubblicazioni di propaganda e lo spunto per conferenze, discorsi, ecc. che ne accrebbero la popolarità. Ne citerò soltanto uno. Alla festa del giuramento degli Allievi della Scuola di Parma, il 2 giugno 1918, il vescovo della città mons. Guido Maria Conforti pronunziò un patriotico discorso che suscitò grande plauso ed ebbe larga diffusione in tutto il paese: «Andate con la benedizione di Dio; ricordatevi che la causa per la quale siete chiamati a combattere, è giusta e santa; ricordate che la vostra parola d’ordine deve essere Resistere Resistere Resistere

1821.   L’Italia conosce la fame: non conosce il disonore.

sono parole dello stesso Orlando al popolo di Roma, accorso alla stazione a salutarlo con immensa, indimenticabile dimostrazione, il 26 aprile 1919, quando egli con tutta la delegazione italiana si ritirò dalla Conferenza della Pace dopo l’inqualificabile messaggio di Wilson: «Dobbiamo considerare il peggio. Non voglio la risposta oggi. Noi possiamo, dopo quattro anni di inenarrabili privazioni e sacrifici, per cui nessun altro paese ci supera, trovarci di nuovo dinanzi a sacrifici (Sì, sì, Applausi). In questo momento l’Italia è più grande, è più pronta di prima: è grande come nel maggio 1915. Vi domando però che la decisione sia maturata. Non è solo il rifornimento che manca. Ma l’Italia conosce la fame: non conosce il disonore». Le concitate parole del ministro furono riportate, con lievi varianti, dalla stampa quotidiana della sera e della mattina appresso: si veda particolarmente il Messaggero di Roma. n. 113, del 27 aprile, e si veda pure, da chi lo desidera, il sanguinoso commento a queste parole dell’Orlando nel proclama di Gabriele d’Annunzio: Italia o morte, degli settembre 1919.