Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/187

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114 novella del cavaliere.

volta t’andò male anche a te), quando Vulcano, ahimé, ti prese nei suoi lacci, e ti colse mentre giacevi con sua moglie.

Io sono, come ben sai, giovane ed inesperto, e colpito, s’io non m’inganno, da Amore, come mai anima viva fu ferita al mondo: poiché la donna per la quale io soffro tutte queste pene, non si cura affatto di me, e poco le importa che io affoghi o mi salvi nuotando. Io debbo, prima che essa si muova a pietà, conquistarla con la forza sul luogo della lotta; e so, pur troppo, che senza il tuo aiuto e il tuo favore la mia forza non varrà a nulla: perciò domani sul campo di battaglia aiutami, signor mio, pel fuoco che ti arse e che ora arde me, e fa che domani io mi abbia la vittoria. A me lascia la fatica, e la gloria sia tua; ch’io, poi, penserò ad onorare l’eccelso tuo tempio piú d’ogni altro luogo, e sempre faticherò nel tuo duro mestiere per farti cosa grata. Appenderò nel tuo tempio la mia insegna e tutte le armi della mia schiera, e sempre, fino al giorno della mia morte, arderà sul tuo al-