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i genitori. 17

vocarle. Il naturale e il carattere di mia moglie e il naturale e carattere mio sono diversi, quanto sono distanti fra loro il cielo e la terra. Chi ha moglie conosce il valore di questa circostanza, e chi non l’ha non si curi di sperimentarlo.»

Il matrimonio di Monaldo fu dunque per lui una benedizione di Dio, e una terribile punizione.

Nonostante la diversità del carattere, il conte e sua moglie andavano perfettamente d’accordo in molte cose; sopra tutte, nel fare della osservanza delle pratiche religiose prescritte dalla Chiesa cattolica, e delle massime insegnate dai più autentici interpreti di essa, i gesuiti, la regola della vita, e nel sottomettere in tutto a quella regola l’educazione dei figliuoli.

Nell’animo di Monaldo le idee religiose non avevano fatto però così orribili guasti come in quello della moglie; non avevano spento affatto ogni sentimento umano. Entro il rigido petto di quel legittimista feroce, di quel sanfedista fanatico, di quel nobil uomo di provincia, autoritario in supremo grado, ed attaccato a tutti i pregiudizi della sua casta, batteva pure un cuore di padre; ma se quei battiti urtavano contro le sue idee e i suoi pregiudizi, o, peggio ancora, contro la volontà di sua moglie, il cuore senz’altro doveva tacere. Anche egli metteva innanzi a tutto la salvazione dell’anima; anch’egli desiderava il paradiso pe’ suoi figliuoli; ma se erano malati, ne aveva dispiacere, e faceva dire de’ tridui perchè guarissero: insomma li amava. E avendo dato ad essi una educazione che impediva ogni confidenza ed intimità coi genitori, si meravigliava e doleva, quando poi furono grandi, che non aprissero a lui il loro cuore con piena fiducia.

Pochi altri tócchi basteranno ad abbozzare il profilo di quest’uomo singolare.

Rispetto alle sue opinioni politiche, quando si è detto, come ho già detto, ch’era un legittimista feroce