Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/136

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capitolo terzo 129

rimprovero e minaccia agli stranieri. Il Torresani chiamò a sé i promotori di quella coscrizione, parlò loro con fierezza villana, insultò alla memoria dell’estlnto, accennò a Carlo Alberto, non dissimulò i timbri che la Corte di Vienna nutria, qwmdo pochi o punto degV Italiani osavano nutrire speranze. Al conte Luigi Porro Lambertenghi ei disse con voce ed atti di scherno e minaccia: " Voi tornate agli antichi amori1». E minacciò di far chiudere il Circolo e a Vienna inviò sinistri rapporti sopra quel fatto, che palesava il vigoroso risveglio della giovane nobiltà milanese. E di quest’uomo, onorandissimo per la immutabilità del carattere, per la dignità altissima di sé stesso, per lo sviscerato amor di patria e pel soiferto martirio e quello fu martirio davvero! - e allora e poi quasi tutti gli storici delle cose italiane scrissero con reverenza ed ammirazione 2.

Ma, nonostante i danni derivati dalla inondazione, gli entusiasmi pel Pontefice adorato non infievolirono, anzi si rinvigorirono; perchè egli, in quella calamità, si mostrò premuroso

  1. La Farina, op. cit, vol. II, lib. III, cap. III.
  2. L’illustre Cesare Cantù soltanto, nei Cento anni e nel Conciliatore e i Carbonari, nonostante il consueto suo sentenziare chiuso e sibilino, che dice e non dice, e lascia sempre incerto il lettore sulla opinione che l’autore della Storia universale porta sui casi che narra e sugli uomini di cui scrive, soltanto l’illustre Cesare Cantù procede poco benevolo verso il Confalonieri, il quale, per lui, «non era uomo di alto ingegno e neppure di voglie generose» (Il Conciliatore e i Carbonari, episodio di Cesare IJantù, Milano, Fratelli Treves, editori, 1878, cap. XIV, pag. 132). In quel capitolo lo storico lombardo si mostra ben poco benigno pel Confalonieri, ma, con l’usata arte gesuitesca, non palesa apertamente l’avversione sua pel capo dei cospiratori lombardi, quantunque sia evidente che a lui tutte quelle mariuolerie di congiure e di insurrezioni - che alcuni gonzi come il Cattaneo, per esempio, il Garnier-Pagès, il Ferrari, il La Farina, il Gervinus, lEllero, il Saffi ed altri molti si ostinano a considerare come fatti non solo logicamente necessari, ma utilissimi ed efficacissimi al conseguimento dell’alto fine del nazionale risorgimento - non vanno punto punto a sangue.
          Ma dove il mal animo e l’arte maligna e viperina dello storico lombardo raggiunge il massimo grado d’insinuazione, che fantasia di loiolita possa immaginare, è nel capitolo XVII dello stesso volume, in cui, tratta del Manzoni nei suoi rapporti col Conciliatore, dove, a pag. 184, è detto: «In uno strano articolo sopra il Manzoni, inserito nella Rivista europea del novembre 1874, si fa Manzoni non solo conscio, ma cooperatore alle trame del Confalonieri. Tutto quel racconto è fuori del vero. Manzoni era conservatore, perchè liberale convinto, e credeva libertà fosse il rispetto li tutto ciò, e solamente di ciò che è onesto». Cosicchè il Manzoni, che era conservatore e non partecipò alle trame del Confalonieri - e non gustò neppure i tredici anni di carcere duro - era un vero liberale, e il Confalo-