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procacciava di risolvere tale vertenza in senso favorevole alla sua dignità e, sopratutto, a seconda dei desideri delle eccitate popolazioni, i municipi dello Stato votavano indirizzi al Governo del Papa e gli offerivano danari, armi ed aiuti e si protestavano pronti a qualsiasi più duro sacrificio, purché si rompesse guerra allo straniero e si punisse l’oltracotanza dell’odiato austriaco.

E mentre i giornali soffiavano con patriottico sdegno per entro a questo ardore popolare, tutti andavan prestando i propri sentimenti a Pio IX: e chi lo paragonava a Gregorio VII e chi ad Alessandro III e chi a Innocenzo III e chi a Giulio II; e tutti concordi - compresi i diari più moderati, quali la Bilancia di Roma, il Felsineo di Bologna, la Patria di Firenze - lo eccitavano a porsi alla testa della crociata nazionale contro lo straniero, e taluni giungevano perfino a chiedere che contro gli Austriaci egli lanciasse la scomunica.

Certo è che Pio IX, pei consigli specialmente del padre Ventura e di monsignor Corboli-Bussi, dal pervicace atteggiamento della Corte di Vienna, fu tratto a portare ad atto il vagheggiato disegno di una lega doganale e commerciale fra lo Stato romano, il regno di Sardegna e il granducato di Toscana, onde in breve, con tale missione, egli inviava a Torino il predetto prelato Corboli-Bussi, il quale, nel novembre soltanto di quello stesso anno, riusci a formulare e a concordare i punti fondamentali di quella unione.

Il giorno 11 del mese di settembre giunse in Roma, per concessione avutane dal cardinale Ferretti, l’illustre filosofo, prosatore e poeta conte Terenzio Mamiani della Rovere, uno dei tre amnistiati i quali non avevan voluto sottoscrivere la dichiarazione, da loro ritenuta umiliante, fissata per il rimpatrio degli esuli e per la scarcerazione dei prigionieri, nel decreto di amnistia.

Terenzio Mamiani della Rovere era nato a Pesaro nel 1799. Dotato da natura di ingegno acuto, profondo, versatilissimo, nudrito di buoni studi, che completò a Roma, aveva già levato fama di sé come poeta gentile e come prosatore elegante, quando la rivoluzione delle Romagne e delle Marche nel 1831 era venuta a sottrarlo agli studi per lanciarlo nel vortice delle lotte poli-