Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/264

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capitolo quarto 257

di stampa, allontanamento dei gesuiti, lega italiana, emancipazione degl’Israeliti, scuole di economia pubblica, pubblicità degli atti della Consulta di Stato, colonizzazione dell’Agro romano, abolizione del giuoco del lotto, amnistia a’ ventiquattro reclusi in Civitacastellana per colpa politica, armamenti, freno agli arbitrii, abolizione degli appalti camerali, abolizione dei fidecommissi, riforma delle mani-morte, ecc.1.

L’onesto storico Giuseppe Spada, pel quale i principi han tutti i diritti, e i popoli tutti i doveri, si leva inorridito contro coloro che narrarono questo fatto, del quale egli è terribilmente scandolezzato e lo nega come impossibile, diamine! I Romani avrebbero potuto osar tanto! . . . Si sarebbero potuti spingere fino a commettere l’imperdonabile reato di chiedere l’abolizione di così belle ed utili istituzioni medioevali quali il giuoco del lotto, i fidecommissi e le mano-morte! . . . Impossibile! . . . Quindi egli nega sdegnosamente tutto.

Se non che le negative dello Spada non possono legittimamente estendersi che alla quistione della forma con cui il fatto fu narrato, ma non possono annullare il fatto stesso nella sua sostanza: poichè è vero che non furono recati in giro i cartelloni contenenti quelle domande, ma se non è cosa sicura - benchè gli storici indicati lo affermino - che Ciceruacchio presentasse quelle domande al Papa, allorchè quale ufficiale vessillifero del IV battaglione si recò il 28 successivo, insieme con le deputazioni dei quattordici battaglioni civici a rassegnare al Pontefice gli auguri del capo d’anno, è però indubitato che i cartelloni - i giornali la Pallade e il Contemporaneo li designano col nome di targhe - furono preparate, e, per cagione della pioggia, non vennero recate in giro, ma furono depositate in segreteria di Stato ove restarono a indicazione dei comuni bisogni2.

L’ultimo fatto importante dell’anno 1847, per ciò che riguarda la rivoluzione romana, fu il motu-proprio del 30 dicembre con il quale il Papa costituiva il Ministero in forma alquanto somigliante a quella vigente negli Stati costituzionali, con questa differenza però, che nel motu-proprio papale si stabiliva che

  1. G. La Farina, op. cit, lib. III, cap. VII.
  2. Contemporaneo, nel suo foglio aggiunto settimanale del 29 dicembre, n. 18. Cf. Pallade del 28 dicembre, n. 131.