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del lettore sulla previsione contenuta nel § 12 della ordinanza ministeriale, premessa al suddetto regolamento del 1* di aprile 1848, cioè che nel caso in cui in qualche collegio, con le categorie fissate nello Statuto, non si potesse raggiungere il numero di cento elettori, dovesse compiersi questa cifra, inscrivendo nelle liste cittadini forniti di censo immediatamente inferiore a quello stabilito nello Statuto.

La qual cosa significava che poteva avvenire il caso in cui, in un collegio di ventimila abitanti, non potessero trovare posto nelle liste elettorali neppure cento elettori!1 Checchè ne sia, il regolamento provvisorio pubblicato dava luogo ad un fatto, cioè alla preparazione delle liste elettorali, a cui dovevano attendere precipuamente le autorità municipali, coadiuvate dai parroci.

Intanto il generale Durando si avviava verso Bologna, ove intendeva di porre il suo quartier generale e donde, più tardi, dovrebbe muovere, d’accordo col re Carlo Alberto, alla guerra per l’indipendenza. Egli aveva avuto dal ministro della guerra, principe Aldobrandini, verbali precise istruzioni sui movimenti e suirazione che egli doveva compiere; poi ebbe, il 2S marzo, ordini in iscritto dallo stesso Ministro che gli imponevano di «mettersi tosto in corrispondenza col quartier generale di Sua Maestà e di operare di concordia col medesimo»2; il che, in lingua militare e in lingua povera, significa muoversi,

  1. Molti storici notano quanto e come restrittivo fosse lo Statuto papale e il Regolamento, che ne regolava l’applicazione, per quel che riguarda il diritto elettorale, destinato, per effetto dello Statuto e del Regolamento, ad essere privilegio di pochissimi cittadini. Ma, fra i molti che su ciò, giustamente, muovono lamento, mi piace accennare il dottor Luigi Carlo Farini, il quale, prima di divenire storico e uomo di Stato, quando ancora era medico primario e cittadino onorando ad Osimo, scriveva al Minghetti, in data 17 marzo, per eccitarlo a fare estendere il diritto elettorale soverchiamente ristretto. (Vedi M. Minghetti, op. cit., il quale, nell’appendice, al vol. I, pag. 899 riporta la lettera del Farini, che nello stesso senso, scriveva parimente da Osimo il 22 marzo al conte Pasolini). (Vedi le lettere del Farini pubblicate dal Borgognoni e già citate, let. XXX, pag. 88).
  2. Che l’ordine inviato dall’Aldobrandini al Durando fosse concepito nei termini di sopra riferiti, oltre all’affermazione di molti autorevoli scrittori, come il Belviglieri, il Bertolini, il Cantù il D’Azeglio, il Farini, il La Farina, il Ranalli, ecc., lo attestano, concordi due dei ministri di quel tempo, cioè il Minghetti, op. cit., vol. I, cap. V, pag. 864, e il Pasolini, op. cit., cap. VI, pag. 94).