Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/356

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capitolo sesto 349

da tutti i giornali di Bologna e - ciò che non è noto, ma che merita di esser noto - esso apparve cosi onesto e legittimo al ministro della guerra, principe Aldobrandini, che egli lo spedì, per mezzo di un dragone, alla tipografia Salvinoci, ove si pubblicava la Gazzetta di Roma, che era il giornale ufficiale, perchè in essa fosse riprodotto. Ma quel potere occulto che dominava, al Quirinale, sull’animo del Pontefice e della cui esistenza e influenza verrò producendo, man mano, manifeste le prove, quel potere occulto, che si personificava - come già si è visto in parte e come meglio si vedrà in seguito - nel direttore della politica a partita doppia, l’astutissimo cardinale Antonelli, quel potere impedì che l’onesto e innocuo ordine del giorno Durando fosse riprodotto nella Gazzetta, come risulta irrefiutabilmente dalle seguenti linee, di tutto carattere del tipografo Giuseppe Salviucci, scritte sotto la bozza di stampa dell’ordine del giorno suddetto, che il Salviucci inviò al Ministro e che esiste ancora nella Miscellanea politica degli anni 1848-49 all’Archivio di Stato. Il tipografo scrive cosi: «Quando l’E. V. mandò il Dragone con il suddetto ordine del giorno, vi era il sig. abbate Coppi, che è direttore del giornale, ed intesi che rispose al detto Dragone di dire a Vostra Eccellenza che avevo, avuto ordine dalla Segreteria di Stato di non inserirlo nella Gazzetta: ma le mando il suddetto stampone per farle conoscere che lui aveva penzato (sic) di metterlo. Ecco quanto so. Sono suo Devotissimo Servo Gius. Salviucci 1.

Il che serve a sempre più comprovare ciò che ho molte volte di già affermato e, cioè che la contraddizione imperante^ generatrice dell’equivoco, era anche generatrice della politica a partita doppia, per effetto della quale il generale Durando era un degno e rispettabile uomo avanti ai soldati, ai volontari e ai liberali, ma non era più tale dinanzi al Collegio cardinalizio, alle congreghe sanfedistiche e gesuitesche; per effetto della quale un’attitudine si teneva all’interno e un’altra all’estero; una per dar la polvere negli occhi agli Italiani e l’altra per darla negli occhi agli Austriaci, onde lo stesso ordine del giorno poteva esser riprodotto dalla semi-ufficiale Gazzetta di Bologna

  1. Vedi documento n. 29.