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il Borgia e il Mastricola. Ecco quali erano i famosi rivoluzionari, i famosi esagerati contro i quali scaraventano, ad ogni voltar di pagina, i loro fulmini di stoppa il Balan, il Balleydier, il Lubienski, il De Saint’Albin, il D’Arlincourt e lo Spada!

I Ministri, intanto, dopo maturo esame della situazione e sgomenti dall’atteggiamento molto titubante e dal fare misterioso del Papa e dalle voci che correvano intorno alla allocuzione che il Pontefice doveva pronunciare fra giorni nel Concistoro dei Cardinali, stimarono utile presentare a lui una nota collettiva, nella quale essi esprimevano la loro concorde opinione sulla situazione e si industriavano di persuadere Pio IX della necessità ineluttabile, in cui egli si trovava, di dichiarare la guerra all’Austria.

Finalmente la logica inesorabile dei fatti precedenti doveva trarre e traeva i Ministri a voler la guerra e doveva trarre, finalmente, e traeva il Papa fuori dal tortuoso sentiero delle ambagi e delle simulazioni, lungo il quale aveva anguilleggiato fin lì, per condurlo sulla via della sincerità a dichiarare che egli la guerra non poteva volere e non voleva,

I nodi, aggrovigliatisi per ventidue mesi, finalmente venivano al pettine!

La rimostranza dei Ministri, che, avanti a tutte le altre firme, quella del cardinale Giacomo Antonelli, presidente del Consiglio, recava1, fu pubblicata per primo dal Farini e dopo di lui da altri storici: onde non è documento nuovo: ma è documento tanto importante, sia per il contenuto suo, sia per la forma, sia pel momento in cui fu dettata e firmata e, più specialmente, infine, per le conseguenze che so ne poterono trarre appresso, e per quelle che anche i lettori di questo mio libro potranno trarne, a dilucidamento e ad esplicazione di molti avvenimenti successivi, che io stimo necessario di riprodurre qui quella rimostranza.

«I sottoscritti ministri, riverentemente prostrati, pregano la S, V. a degnarsi di rivolgere la sua benigna attenzione su questo foglio, nel quale si discorre della situazione attuale del

  1. Né anche gli storici papalini, che non siano mentitori per preconcetto, oggi non negano più nè l’autenticità del documento, né la veridicità della firma del cardinale Antonelli.