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palesa anche nel suo stile, caldo, robusto, entusiasta, talora un po’ retorico, qua e là un po’ turgido, un po’ asmatico -, Giuseppe Mazzini ebbe un unico intendimento, una sola idealità, all’attuazione della quale consacrò tutto sé stesso dal 1831 in poi: porre a fondamento dell’ordinamento sociale due concetti, espressi, nella sua famosa formula: Dio e Popolo; concetti che egli armonizzava sopra un cardine morale, il dovere, dal quale soltanto scaturisce il diritto. Quindi, per l’Italia, l’unità nazionale da conseguirsi con la democrazia e per la democrazia, con due mezzi: pensiero ed azione, vai quanto dire con la educazione dei giovani per prepararli alla lotta delle armi e al sacrificio di sé stessi.

Tali le massime fondamentali della vasta associazione nazionale la Giovine Italia, associazione non tenebrosa, senza riti, senza emblemi, senza caratteri e senza apparati menfitici e misteriosi, nella quale presto si raccolsero gli sfiduciati profughi dell’esaurito Carbonarismo e delle moltissime altre sètte che da questo derivavano: associazione nella quale furono, più o meno lungamente, ascritti quasi tutti coloro che ebbero una qualsiasi parte nei rivolgimenti pei quali, dal 1833 al 1870, fu ricostituita l’unità nazionale; associazione che, se non produsse risultati direttamente e immediatamente utili nel campo della azione, produsse benefizi infinitamente maggiori, incalcolabili nel campo dell’educazione, perchè - è inutile il dimenarsi, il negare, il torcere il grifo - perché preparò e maturò in parecchie centinaia di migliaia di cittadini la piena coscienza della esistenza di una infelicissima patria alla quale occorreva dare, a costo dei più duri sacrifizi, a costo della vita, l’indipendenza, l’unità, la libertà.

E dissi che indirettamente e immediatamente non giovò con l’azione, perché quantunque le numerosissime congiure e i moti di Savoia del 1833, di Bologna del 1843, di Calabria del 1844 e di Rimini del 1845 fallissero, pure anche quelle congiure scoperte e conchiuse con fucilazioni, impiccagioni, carceri ed esilii, anche quei moti compressi e finiti nello stesso modo, giovarono alla causa nazionale, moltiplicando da un lato le sevizie dei governanti, dall’altro l'odio dei governati, e fecero comprendere all’Europa l'esistenza, di una quistione italiana e imposero alla