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doveva ignorare, perchè ben vedevano che l’autorità governativa non doveva prendervi parte. La popolazione però mal sentiva la loro azione, sebbene privata e non pubblica, e si declamava tanto che era in procinto di riunirsi per gridare «abbasso, abbasso» fatto che mi riuscì d’impedire. I componenti questo corpo sono poi stati calunniati, e ieri sera vennero da me per dirmi che pensavano di giustificarsi con una stampa e che erano per dimettersi da ogni ingerenza assunta a fine di bene, e per la bella causa della rigenerazione italiana, ritenendo unicamente la parte che avevano presa per dar uomini alla repubblica di Venezia, cosa tutta particolare e che, mentre non intralcia e non v’include il potere governativo, serve mirabilmente a contribuire al bene italiano. Per la loro quiete asserii che il loro togliersi dal contrasto colla popolazione contribuirebbe molto al mantenimento di quella concordia che è sempre utile, ma molto più nei momenti attuali, in cui deve regnare l’unione, e quanto alla stampa mi espressi che poteva dar causa a delle repliche e muovere qualche discordia. Non so se rimanessero persuasi, ma temo di no, perchè mi si fa credere che la stampa sia per sortire, e se è così, come mi forò sollecito di darne comunicazione a V. S. ill.ma, così mi adoprerò con impegno onde evitare che vi si replichi e far sì che non si alteri l’armonia e non sorgano malincuori a pregiudizio dell’ordine pubblico, ed a gravame delle persone componenti l’Aggiunta, tutte meritevoli di stima e dell’amore dei cittadini a pro dei quali hanno assunto l’incarico, pieni di ardore e con loro sagrifizio e dispendio onde giovare alla causa italiana; pel qual lato tutti debbono loro amore e gratitudine. Mentre sto per chiudere la presente sorte la stampa che porta la giustificazione della detta Commissione aggiunta, e mi affretto di accluderne una copia. Vi ho dato una scorsa, nel momento non ho cosa da soggiungere. Nel caso lo farò domani, ed intanto con distintissima stima e considerazione passo a confermarmi,

Di V. S. Ill.ma

Ferrara, 2 aprile 1848.


Devotissimo servitore
L. Cardinale Ciacchi.


Signor Ministro dell’interno, Roma.


Documento N. XL.1

N. 3007 Segr. Gen.

Illustrissimo signore signor padrone colendissimo.

La giustificazione pubblicata per le stampe dei componenti l’Aggiunta che trattava delle odierne cose, stampa che acclusi nella mia di ieri N. 2918, non incontrò la soddisfazione del pubblico, per cui una moltitudine di popolo radunatasi in un caffè posto nella Giovecca, che è la principale strada di Ferrara, si fece a gridare «abbasso, abbasso il Comitato e l’Aggiunta» e, di mano in mano che andava ripetendo, s’intermezzavano gli evviva a Pio IX ed anche al mio nome. Potevano succedere degli sconcerti, perchè nella massa, che andava aumentandosi, vi erano molti civici, parte in favore

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 118.