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ne sarà V. S. ill.ma informata, e frattanto con distintissima stima e considerazione passo a protestarmi,

Di V. S. Ill.ma

Ferrara, 3 aprile 1848.
Devotissimo servitore
L. Cardinale Ciacchi.


Signor Ministro dell’interno, Roma.

Nota del ministro Recchi:

Si risponda che ha ricevuto la lettera e che non si dilunga giacchè è a conoscenza dello scrivente ministro che gli è stato risposto da S. E. il Ministro dell’estero.


Documento N. XLI.1

IL GOVERNO PROVVISORIO DELLA REPUBBLICA VENETA.

N. 1017.

Eminenza,

Alcuni cittadini delle provincie Venete, immaginando forse maggiore di quel ch’era la necessità dell’affrettarsi in momenti che le corrispondenze non potevano tra i vari paesi essere regolari, patteggiarono l’aiuto di alcuni tra i sudditi pontifici.

Il Governo provvisorio della Repubblica, nell’atto di commendare l’intenzione da cui tale trattato fu mosso, doveva al Governo di S. Santità dichiarare di non averci fin qui avuta parte; ma doveva insieme, per la quiete e dignità dei due Stati, far sì che il passaggio delle milizie seguisse con l’ordine debito e giungendo inaspettato non isgomentasse i popoli piuttostochè rincorarli. A tal fine egli inviò un suo commissario, il dottor Benvenuti, il quale le desse notizia delle intenzioni nostre e prevenisse certe conseguenze delle cose già fatte. E perchè lo zelo fraterno attrae sulle rive del Po per varcarlo altri ancora, nè sarebbe riconoscente, nè prudente, nè utile allo Stato stesso di S. S. rattenerli di forza o respingerli, pare al Governo provvisorio che il migliore espediente sia regolare questo moto con certe condizioni, che salvino entrambi i Governi da ogni pretesto di accusa. Passando i militi, non come schiere collegate, ma come volontari che alla spicciolata convengono a certi fatti, il loro aiuto diventa simile a quello che in altre nazioni prestarono le legioni dette straniere; il Governo pontificio per tal guisa è tanto più irreprensibile agli stessi avversari, che i sudditi suoi con individua volontà concorrenti vengono a cose quasi compite, vengono per intimorire coll’aspetto il nemico, e più per risparmiare che per provocare lo spargimento del sangue. All’incontro se s’intendesse contenere l’ardore degli animi col divieto dall’una parte e col rifiuto dall’altra, oltre alla taccia di sconoscenza e di freddezza che ne verrebbe ai due Governi, la corrente si farebbe maggiore e sarebbe senza argine.


  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 118