Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/64

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capitolo secondo 57

vole e raggirato, trascinato dagli elementi estranei, stranieri, forestieri - sono epiteti che continuamente usa lo Spada. Lascerò da parte che - fosse pur tutto vero ciò che lo storico papalino viene asserendo - resta pur sempre argomento insulso, puerile e ridicolo quello col quale egli si ostina a considerare come estranei i cittadini dello Stato romano, e pel quale, in una lotta fra il Papato e i suoi sudditi, egli non avrebbe voluto che avessero partecipato il Mamiani, il Campello, il Minghetti, il Pepoli, l’Audinot, il Gabussi, il Saffi, il Pasi, i due Caldesi, Galletti Giuseppe e cento altri valentuomini, sotto lo specioso pretesto che essi erano marchegiani, umbri, romagnoli e bolognesi.

Lascerò da parte che più ridicolo ancora è il suo ostinarsi a considerare come cnfranel Livio Mariani perchè nativo di Marano Equo, Pietro Sterbini perchè nativo di Vico nel Lazio e Serafino Cola perchè nativo di Leprignano, terre tutte della provincia romana e lontane appena venti o venticinque miglia dalla capitale, e cosi via di seguito.

Ma occorrerà ribattere, con una argomentazione storica alla quale non è possibile opposizione e resistenza, il gretto, municipale, falso ed insulso concetto, che forma la base di tutto il grottesco edificio di argomentazioni dello storiografo papalino.

Se - a parte le premesse considerazioni e tutte le altre che si potrebbero ragionevolmente aggiungere - vi è una città ed uno Stato, nella cui storia non sia permesso ad alcuno di invocare principi municipali, nella cui storia non sia lecito ad alcuno di rifiutare l’introduzione e l’influenza degli elementi non cittadini, questa città è Roma, questo Stato è quello romano. Poichè l’attitudine di attrazione a sè e di assimilazione in sè di tutti gli elementi italici e stranieri è caratteristica speciale, è stimma fisionomico singolare della stirpe latina da ventisei secoli a questa parte, fin dal suo primo apparire nella storia. A Roma si fusero, si confusero e armonicamente si amalgamarono tutti i popoli che avevano abitato, prima che essa sorgesse, le italiche contrade, Pelasgi, Liguri, Siculi, Etruschi, Osci, Latini: a Roma, posteriormente, si fusero, confusero e armonicamente si amalgamarono Volsci, Ernici, Equi, Sabini, Marsi, Sanniti, Piceni, Peligni, Campani, Maruccini; qui, durante l’ultimo secolo della repubblica