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capitolo secondo 87


Se l’eminentissimo cardinale Lambruschini avrà letto questo canto del frate domenicano, non dovrà esserne rimasto molto lusingato.

A proposito: che fosse un mazziniano lui pure, quel frate?!

Me ne nasce più forte il sospetto, quantunque lo Spada non ne parli nella sua storia, leggendo questa quartina del terzo canto, nella quale il padre Bandini mostra di non volersi contentare dell’editto di amnistia e di crederlo arra di maggiori concessioni ai bisogni e ai desideri dei popoli.

   Al fiero scompiglio, o forte, o clemente,
Sarai tu qual argin che frena il torrente,
La speme appagando — che fitta è nei cor
Col dolce comando — di padre e pastor.

A questi tre canti, il domenicano fece seguire una Imitatio davidica, psalmus, in discreta prosa latina, della quale poi diede una Parafrasi in quartine italiane.

Nel Salmo è detto, per esempio, al versetto sesto: «Dominatio eius est rectum iudicium: veritas et misericordia erunt splendor Regni sui», concetto che il frate diluisce, nella sua parafrasi, nella seguente quartina:

   Governati i fedeli saranno
Da quel senno che in lui trasfondesti,
La pietà, la virtude saranno
Del suo regno il più vago splendor.

Entusiasmato il padre Bandini, e non prevedendo di poter recar tanto dispiacere allo Spada, sconvolgendo, con le dimostrazioni popolari, tutto il postumo singolarissimo sistema storico di lui, eccita i popoli agli applausi nel versetto ottavo:

«Surgite cum psalterio et chitara, et vos manu plaudite populi, quoniam Deus magnum sacerdotem Pium mirificavit».

Eccita proprio i popoli ai battimani: non c’è dubbio, colui è un mazziniano!

E a compir l’opera, il padre Bandini dettò quattro epigrafi poste in Bologna, in una delle quali conferma che

a tutelare la chiesa di gesù cristo
savio e prudente nocchiero
della mistica navicella
in tempi difficilissimi
iddio lo eleggeva
o figli della chiesa lodate l’eterno.