Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/303

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Intesa per il reame la rebellione di Marino duca di Sessa, e giá la guerra apertamente cominciata, incredibile fu la subita e gran mutazione de li regnicoli e la inclinazione de li animi a la parte angioina, imperocché quasi a vicenda un de l’altro li baroni, li principi e li popoli in un subito concorsene a Giovanni. E oltra il principe di Taranto, il quale era capo di tutti, ma ancora stava occulto e dissimulava tenere la parte di Fernando, Antonio Caldora, figliolo di Iacopo, con tutti li suoi consorti e congiunti, e che aveva le sue terre in Abruzzo, venne a ritrovare il duca Giovanni e detteli sé e li uomini e le terre, e il simile fece Pietro Giovanpaulo, duca di Sora: per la giunta de li quali, che ancora con Fernando aveano militato, Giovanni accrescette molto lo esercito suo e andò in Abruzzo, ove li aquilani subito se li détteno con tutti li loro castelli e raccomandati. Né molto poi il conte Cola da Campobasso fece il medesimo, perché dando sé e le terre a Giovanni d’Angiò, li venne a dare il passo e il transito per le terre sue d’andare in Puglia: ne la quale entrato e sollecitando a devozione quelle terre, che erano da la parte sua, passò in Puglia piana, la quale Ercule marchese da Este e Alfonso d’Avalos spagnuolo, detto volgarmente don Alonso, per Fernando tenevano.

Era stato Ercule gratissimo ad Alfonso re morto, si per la eccellente nobiltá de la casa antiquissima sopra le altre di Italia e per esser stato legittimo figliuolo di Nicolò marchese da Este e signore di Ferrara e molte altre terre in Lombardia, come anche per singular sua virtú e prodezza, la quale in ogni azione di animo e di corpo avea dimonstrato, cavallerescamente portandosi ne l’arme e in tutti li altri cortegianeschi e signorili portamenti. Ma poi la morte di Alfonso, si come accade ne le corti, e pare sia comune stile de’ successori, Fernando in molte occorrenze aveva dimonstrato non averlo in quella estimazione che ’l meritava e ne la quale da Alfonso suo padre era tenuto, trattandolo male di denari e suoi stipendi, né li osservando cosa che li avesse promesso: e tra le altre cose, sopportando che Alfonso d’Avalos, ovvero don Alonso, molto