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SCENA VII

Neptal n, Dan, Gad, con tutti li altri soi fratelli,
vedeno Ioseph, che viene a visitarli.

Neptalin.   Non so s’io vedo bene o s’io m’inganno:

non voglio in affermarlo dir busia,
come fan quelli che ’l certo non sanno.
     Ma ’l mi par di veder lá a quella via,
tra quei dui colli, s’io non piglio errore,
Ioseph, che in qua verso di noi s’invia.
Dan.   Tu di’ il ver, Neptalino. Il sognatore
è questo che in qua viene! Or vogliam noi
pigliare un bon partito pel migliore.
     Io dirò il mio parer, se piace a voi:
dico cosí, che noi ’l debiamo occidere,
e far che qui finischin li di soi.
Asser.   Dan parla ben: costui si vói dividere
cosí da noi. Quest’è il miglior partito.
Che piú se l’ammazziam? mi farai ridere!
Gad.   Non si potria dir meglio. E a far compito
questo pensier, venite: or l’ammazziamo
adesso tutti, e coni’ el sia finito,
     qui in la cisterna vecchia lo buttiamo,
e poi diremo che l’ha divorato
una pessima fèra. A che piú stiamo?
     Quando morto li drento el sia gittato,
non potrá suscitare! Allor vedremo
quanto l’insomni soi gli arán giovato.
Ruben.   Or come al nostro padre renderemo
questo fanciul, se questo fier trattato
conduce il poveretto al punto estremo?
     Deh, non fate, fratei, tanto peccato,
ché Dio offendemo e il nostro padre insieme
e il fratei nostro, che non l’ha merlato!