Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/233

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     Di’ che a la fame possi poner briglia!

Di’ che col ventre quando tu hai contesa,
vaglin conforti o prieghi o dar consiglia!
     S’io vo’ contra la fame far difesa,
vedi quel mi bisogna sopportare,
oltra quel (che non curo) de la spesa.
     Diece figlioli mi convien mandare
per stran’ paesi et io rimango incerto,
se sani e salvi m’hanno a ritornare.
     Hanno a passar per selve e per diserto,
con fatica e periculo, tra gente
a chi ’l vero è nascosto, il falso è aperto.
     Ogni pensier sinistro ora ho in la mente,
imaginando pur sempre il peggiore,
né posso quanto basti esser prudente;
     ché, come padre, sempre sto in timore
di casi avversi, súbiti, imprevisti,
che dán, se ben non vengono, dolore.
     Questa è legge de’ padri, d’aver misti
con un sol dolce mille amari e avere,
se vivono, molt’anni oscuri e tristi.
     Eterno Padre, il nostro provvedere
è dubio, incerto e fragil, chè non hanno
i miseri mortai possa e sapere.
     Supplisci, o grand’iddio, dove non sanno,
tu drizza il lor cammin, tu li governa,
non per meriti mei, che ciò non danno,
     ma per la tua bontá summa et eterna!

SCENA IX

Iuda, il Peregrino, Asser, Simeone e fratelli.

     lllDA. Dio ti salvi, fratello, e ti dia pace!

Sebben sei carco, ascolta, ti preghiamo:
fermati un poco e dinne, se ’l ti piace.