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SONETTO CXIV
Padre Noè, del cui buon seme piacque
A Dio rinovellar l’antico mondo
Alor che nel gran pelago profondo
Colmo di grave error sommerso giacque,
S’al puro occhio divin cotanto spiacque 5 ‘
Quel secolo, vie men di questo immondo,
Con giusta ira minaccia or del secondo
Diluvio d’uman sangue e non pur d’acque.
Prega che ’n quel furor umile e pura
Io la mente aggia, e si del suo onor carca
Che non si volga a men pregiata cura,
Ma, chiusa internamente dentro a l’arca,
Viva la fede mia chiara e sicura
D’ogni nebbia mortai, d’ogni ombra scarca.
SONETTO CXV
Il porvi Dio ne l’arca, e farvi poi
Padre di miglior gente, già non sono
Cagione ond’io, Noè, di voi ragiono,
Né il fido aprirvi i gran secreti Suoi;
Ma che fra tanto numero sol voi
Risguardasse dal Ciel per giusto e buono,
E ’n voce e ’n opra lo mostrasse, è un dono
Che d’invidia e d’amor infiamma or noi.
Quando l’odio e lo sdegno discoverse
Al mondo, che ne l’ira Sua si giacque,
Con dolce amor e pace a voi S’offerse,
E mentre ch’allargò del furor Tacque
Con Tonde de la grazia vi coverse,
Cotanto il vostro ben oprar Gli piacque.